Gianfranco Andorno
SEZIONE B - POESIA INEDITA
MEDAGLIA DI BRONZO ex-aequo
GIANFRANCO ANDORNO
Per la poesia inedita
“FIORELLA”
con la seguente motivazione:
L’autore Gianfranco Andorno, già conosciuto al Premio Firenze per le sue doti di narratore e definito “un irregolare delle arti” è anche pittore, fotografo e poeta incisivo con la schematicità dei suoi versi.
La poesia premiata “Fiorella” ci trasporta in un mondo “senza tempo” dove convivono ricordi personali, emotività e immagini di una guerra che, ieri come oggi, semina distruzione e morte. Bellissima la descrizione della palazzina rossa dei tranvieri, simbolo di una resistenza che, alla fine, si arrende al fuoco nemico.
La Giuria del Premio Firenze
FIORELLA
La palazzina dei tranvieri
se la batteva boriosa
in eleganza
per la struttura snella
contro
i palazzoni goffi
adiacenti.
Pretenziosa
per la cornucopia
sbucciata
di intonaco e frutta.
E il suo rosso spudorato
era una sfida
alle bombe dei Lancaster.
Obiettivo
dei bombardieri,
uccelli rapaci,
la ferrovia.
Invece colpivano
gli edifici paralleli,
uni sì e uno no.
La casa purpurea
sempre in piedi
ed era come un dito
teso verso l’alto
a schermire.
All’ultimo piano
Fiorella
una ragazza minuta,
per gli occhi socchiusi
romanzavi una geisha.
A piano terra
due giovani alemanni
messi in un negozio.
A fare cosa,
a vendere la guerra?
Per loro Lilì Marleen
un canto di nostalgia
e nulla nulla.
La ragazza stendeva,
i panni cadevano
e gli armigeri
fingevano di tenerli,
di sequestrarli.
Un gioco di gioventù
che poneva
che poneva in parentesi
l’atroce quotidiano.
La corda e il panierino
La roba su e giù,
recita esagerata
per i futuri giudici.
E un giorno era risalito
un tralcio di glicine.
Sfregato il muro
E una pioggia
di stelline lilla
aveva ingentilito il selciato.
Qualche sorriso
confuso timido
senza abbracci,
tutto qui.
Il tentativo maldestro
di una favola?
Forse.
E finalmente
tutto era finito.
una grande gioia,
balli e canti.
Alfredo
Suona la fisa
senza le unghie
lasciate alla casa
dello studente.
E azzarda a mezza voce
“Rosamunda, Rosamunda,
che magnifica serata…”
Ma gli abitanti
della casa vermiglia
intransigenti e l’accusa:
la lavanderina
ha amoreggiato
con i nemici.
La sentenza frettolosa
e lei rasata a zero
la testa bitumata,
scarlatta.
Una zucca pronta
per Hallowen?
No questa festa
ancora non c’era.
Fiorella
preda meschina
di un trionfo guignolesco
irrisa e sospinta
costretta a mostrarsi
nel quartiere,
una vergogna infinita.
Il glicine ora un pianto,
un manto pudico
a coprire.
La crudeltà imposta
paga risana
quella subita?
Dolore pianto
e ancora e ancora,
anelli
di una stessa catena.
I due guerrieri damerini?
A marciare con gli sconfitti,
ormai crucchi implumi
evirati alla gloria,
o a immolarsi
in un ultimo fronte,
chissà.
Oppure soldatini
donati ai bimbi
per giocare.
E Fiorella
la bambola cinese?
Poco tempo dopo
lo sfoggio carnascialesco
onde svogliate,
spacciate
per carezze pietose,
avevano reso frammenti
di porcellana.
Un puzzle
scomposto disordinato
di una piccola figura
che nessuno
si era preoccupato
di ricomporre.
E malasorte ironica
per la spavalda caparbia
casa rossa:
vittima di fuoco amico
Abbattuta,
negli anni a seguire.
per costruire
una rimessa bus.